mercoledì 24 febbraio 2016

John Dickson Carr: L’uomo che spiegava i prodigi (The Man Who Explained Miracles, 1956) – ELLERY QUEEN PRESENTA : Inverno Giallo ’73, Mondadori, pagg. 119-165



Prima di andare avanti, credo, per ragioni di esattezza, di spiegare per quale motivo questo racconto abbia due titoli (ne avrebbe anche un terzo: Ministry of Miracles). Il racconto propriamente detto, noto con l’accezione più comune (che poi fu usata da Douglas D. Greene per intitolare un suo saggio di fondamentale importanza proprio su Carr) fu pubblicato sotto lo pseudonimo di Carter Dickson in E.Q.M.M. del marzo 1956. Successivamente, quando nel 1963 (curiosamente l’anno della mia nascita) Carr decise di pubblicare un’antologia di racconti che si riferissero a Gideon Fell, H. Merrivale e al Colonnello March, mutò il titolo del racconto in All in A Maze, per una ragione semplice e nello stesso tempo accattivante: utilizzò il titolo originale del racconto come titolo della raccolta, variandolo però, in quanto se nell’accezione originaria The Man Who Explained Miracles è ovviamente Merrivale, nell’antologia non c’è solo lui, ma vi sono anche gli altri due soggetti; e allora il titolo fu cambiato in The Men Who Explained Miracles.
Tutto comincia quando Tom Lockwood, vede una ragazza in preda al terrore scendere le scale di St. Paul, correndo il rischio di rompersi l’osso del collo. L’istinto innato di cavaliere prende il sopravvento e così si presenta alla ragazza, peraltro abbastanza carina. Si chiama Jenny Linden, ed è pure lei inglese. Però da quel che dice, sembrerebbe avere dei trascorsi francesi. Ed è in preda al terrore: qualcuno la notte precedente ha cercato di ucciderla, e pochi istanti prima, nella galleria acustica di St. Paul, ha sentito qualcuno pronunciare una minaccia di morte rivolta a lei, nell’orecchio, anche se non c’era nessuno che potesse farlo, tranne il sacrestano e un contadino che stava mangiando un panino, del resto però troppo lontani perchè avessero potuto sussurrarle qualcosa nell’orecchio.
Tom, che si qualifica come un giornalista, le offre un té in una sala vicina e così lei gli racconta la sua storia: è inglese, figlia di genitori inglesi, ricchi, trasferitisi anni prima in Francia, dove sua madre è morta durante la guerra e suo padre poco dopo. Lei fu affidata ad un vecchio amico del padre, il generale De Senneville, che gli ha fatto da tutore ed amministra i suoi considerevoli beni. Ora, la ragazza, che ha venticinque anni, deve sposare il figlio del generale, Armand de Senneville, un imprenditore, anche se non lo ama, per una sorta di matrimonio combinato, con cui Armand acquisirà la ricca dote della ragazza. Lei è venuta in Inghilterra, per vistare i suoi monumenti e trovare i suoi parenti e a casa loro è ospitata: la vecchia e acida zia Hester, la cugina Margot, e lo zio Fred. Armand non voleva che la ragazza andasse in Inghilterra perchè ha paura di perderla, cioè ha paura che lei si innamori sul serio di qualcun altro, però ha dovuto fare buon viso a cattiva sorte ed acconsentire che lei andasse dove previsto. Ma qualcosa è andata storta. Prima ha trovato sul tovagliolo un biglietto che le annunciava la sua prossima morte, e poi, la notte seguente, qualcuno davvero ha cercato di ucciderla, penetrando in camera sua, nonostante la porta fosse bloccata da un pesante catenaccio  e le finestre fossero chiuse dall’interno, e aprendo il rubinetto del gas della stufa, per farla morire soffocata. Solo per un miracolo si è salvata la mattina dopo.

Zia Hester, che sorveglia la ragazza, avendola vista in compagnia di unos conosciuto, si precipita nella sala da té e qui apostrofa il giovane, facendo una scenata. Intantyo Jenny è scappata via da una porta sul retro e quando Tom la raggiunge, incontra un tipo che si qualifica come giornalista dell’Oeil, che gli dice di aver spedito la ragazza da Sir Henry Merrivale, e poi gli racconta la storia del tentato assassinio di Jenny, poichè lui, sì proprio lui, Steve Lamoreux, un franco-canadese, ha salvato la ragazza, chiudendo il rubinetto del gas: è sì un giornalista, ma è anche un segugio, una specie di investigatore privato che lavora per Armand de Senneville, il quale lo ha assunto per evitare che la ragazza incontri dei tipi inglesi. In quella veste risiede a casa dei vecchi zii della giovane. Tuttavia non riesce a impersionare fino in fondo la parte della carogna, e per questo sta cercando di evitare che la ragazza soffra. Si offre di aiutare Tom. Siccome la ragazza potrebbe riconoscere Steve, solo Tom va da Sir Henry Merrivale che dopo la guerra è stato accusato di aver fatto spese indebite, e di avere troppi conti correnti sparsi per mezza Europa, e così è stato messo nella condizione di dover accettare di occuparsi dell’Ufficio Centrale Otto della Polizia Metropolitana, costituito solo da lui, il cosiddetto Ministero dei Miracoli. Lì vanno a finire tutti i casi più bizzarri che solo lui può risolvere. E non a caso quello di Jenny Linden lo è. Da Merrivale ritrova la ragazza che, interrogata, racconta la sua notte di etrrore e l’incidente nella galleria acustica di St. Paul.
Merrivale ascolta l’ennesima ricostruzione dei fatti  e poi si illumina. Poi fa una telefonata, chiedendo di parlare ad un certo Sam che ha tolto dai guai una volta che era stato trovato con sedici fanciulle tutte nude e a lui chiede se in giro ci siano dei vent…
I ragazzi credono trattarsi di ventilatori. Ma che c’entrerebbero poi dei ventilatori? NO. Merrivale ha chiesto al conoscente se sulla piazza di Londra vi siano dei ventriloqui, e quello tra gli altri gli fa il nome di un certo Charley Johnson, e gli da l’indirizzo. Il tempo di arrivare da lui, di suonare il campanello, ed ecco che la ragazza si ritrova dinanzi il contadino che aveva visto nella galleria acustica, spalancare la porta, con in mano un panino e un bicchiere di whisky, indossando una vestaglia sgargiante, e piomabre giù per gli scalini, restando riverso lì in strada, con un coltello piantato nella schiena.
Tutto daccapo?
Merrivale, nonostante si fosse offerto di ospitare la ragazza, fa dietrofront e la rimanda a casa degli zii, dove dice che sarà al sicuro: suo scopo è invece tenere d’occhio Tom, che in realtà non è uno squattrinato giornalista, ma un rampollo con una rendita annua di dodicimila sterline, figlio del Commissario di Polizia di Londra, in quanto teme che il misterioso assassino possa attentare alla sua vita: ma… perchè?
Fatto sta che lui, Tom, e Steve decidono di tenere d’occhio la ragazza penetrando nella tenuta degli zii, in tempo per vedere Jenny, scortata dai parenti, passeggiare per i viali. Avrebbero dovuto fare silenzio ma come al solito Il Grande Vecchio con le sue maniere istrioniche fa sì che i sorvegliati si accorgano della loro presenza. Jenny dichiara il suo amore ricambiato per Tom, e intanto proprio Armand de Senneville, a giudizio di Merrivale è in agguato da qualche parte pronto a colpire: non è per nulla a Parigi, ma lì a Londra, e non vuole  assolutamente che la ricca dote gli sfugga. Ma perchè mai allora avrebbe tentato di uccidere la ragazza?
Jenny vuole entrare nel labirinto del parco degli zii contro il parere contrario degli stessi. Tom la segue, e nell’intrico dei rami e dei cespugli, qualcuno cerca di accoltellarlo, finchè dopo un furioso corpo a corpo Tom ha la meglio. In tempo perchè accorra Merrivale e smascheri l’assassino.
The Man Who Explained Miracles, conosciuto anche con l’altro titolo All in A Maze è il solo racconto che Carr scrisse intorno alla figura di Merrivale, oltre a The House in Goblin Wood (già analizzato in questo blog).Il racconto è stato pubblicato in Italia come L’uomo dei miracoli in: La rivista di Ellery Queen Mondadori n° 6, 1956; Trad. non citata: L’uomo che spiegava i prodigi,  in: Ellery Queen Inverno Giallo 1973;  Trad. Ermanna Bombonati:  L’uomo che spiegava i miracoli,  in: “Delitti quasi perfetti” Omnibus Mondadori, 1978;  Nel labirinto  in: Le camere chiuse di Sir H. Merrivale
Il racconto presenta una serie di caratteristiche interessanti: innazitutto la Camera Chiusa, risolta assai brillantemente (un qualche sentore comunque l’avevo avuto). La trovata del gas è brillante. Ancor più quella dello spirito sussurrante nella galleria acustica: Carr ricorre ancora una volta ai ventriloqui, cui era ricorso più volte precedentemente. Accenni a ventriloqui si trovano  in svariati romanzi, da Four False Weapons a Death-Watch. Il trucco della galleria, mi ha ricordato un’ altra volta in cui Carr parla di un evento che accade in una galleria, che è quando in Fire, Burn! scrive di una galleria in cui un uomo muore per una pallottola che non è stata sparata da alcuna persona (almeno sembrerebbe così).
Ma ci sono anche altri riferimenti: è come se Carr abbia inserito qui il meglio della sua attività di scrittore in fatto di trucchi. Per esempio vi è uno sdoppiamento di persona, ossia una persona che ha due identità, una vera ed una fittizia. Anche questa è una rimembranza del Carr giovane che aveva scritto It Walks By Night: infatti lì Laurent e Saligny sono due identità della medesima persona. L’attentato nel labirinto di notte mi ha ricordato molto le atmosfere di J.J. Connington (che Carr conosceva bene e che aveva inserito nei suoi romanzi, primo fra tutti proprio It Walks By Night), e anche un suo romanzo  in cui un delitto è perpetrato in un labirinto: Murder in the Maze, 1927.
Inoltre, quando Carr parla dell’Ufficio di cui è a capo Merrivale, l’Ufficio Centrale Otto della Polizia Metropolitana, ossia il cosiddetto Ministero dei Miracoli, io credo che citi un altro suo personaggio, quel Colonel March che viene messo a capo, nei racconti che lo riguardano, di un cosiddetto  “Department of Queer Complaints”. D’altronde, nella stessa raccolta in cui è contenuto All in A Maze, sono contenuti anche due racconti col Colonnello March: William Wilson’s Racket e The Empty Flat. 
Il racconto non è notevole però solo per le citazioni e per la soluzione (anche se dei due racconti di Merrivale, è piaciuto sempre l’altro, un capolavoro assoluto, The House in Goblin Wood, per la serie di trabocchetti e per la soluzione da Grand Guignol, che in quel caso ricorda ancora una volta It Walks By Night), ma anche per una caratteristica su cui abbastanza non ci si sofferma, cioè l’umorismo in Carr: molto spesso Carr per non appesantire eccessivamente l’atmosfera, che già di per sè è molto spessa greve, ricca di particolari orrorifici ( fantasmi, sparizioni, cadaveri in putrefazione o murati) , di drammi e delitti, inserisce spesso delle battute che sveleniscono le varie scene. Quest’inserimento di battute, spesso spassose, non è tanto presente nei romanzi e racconti con Fell (laddove il tutto cede il passo a commenti salaci e pompose autocelebrazioni, oppure alle consuete esclamazioni (Poffarbacco, Arconti d’Atene, etc..), ma in quelli con Merrivale laddove la figura del detective, tratteggiata su quella di Churchill, ne è invece la brutta copia, una copia sgraziata, ridicola, mancando del tutto invece in quelli con March e Bencolin laddove le atmosfere sono le più tenebrose che Carr abbia in assoluto inventato.
Numerose sono le battute e gli sketch: ne riporto alcuni (quasi tutti).
“– E’ stato a New York …che avete distrutto una stazione della metropolitana e avete preso l’assassino giusto, con le prove sbagliate?”. – Caro ragazzo, non so di cosa parliate-lo sguardo del vecchio era austero. – E a Tangeri, mi pare, avete fatto saltare per aria una nave e avete lasciato fuggire il vero colpevole solo perchè vi piaceva? – Visto come mi trattano? …Non hanno rispetto per me!” (pag. 134-135).
“E perchè avete avuto dei fastidi con il governo? – insistette. – Sembra che io abbia speso più del dovuto o, che mi venga un accidente, più di quanto possa giustificare. Sembra anche – lo credereste? – che non avrei dovuto avere un conto in banca a New York, a Parigi, a Tangeri, e a Milano. – E voi non lo sapevate, naturalmente?.  – Io ?” (pag. 135)
“A mettermi in croce è stato un vecchio amico. Per non fare il nome di quel pidocchio, dirò soltanto che è il procuratore generale”
“..con le prove che ho in mano potrei farti pagare una multa di centomila sterline o sbatterti in galera per cent’anni e rotti… – Vi sembra giusto? – Certamente no! – “Comunque”, mi dice con una multa dimenticheremo tutto, A patto che…   – A patto che? – Mi costringono a star qui nel mio vecchio ufficio, vedete? Devo occuparmi dell’Uffcio Centrale Otto della Polizia Metropolitana. – Ma che cos’è questo Ufficio Centrale Otto? – Sono io, spiegò Henry Merrivale.” (pag. 135-136).
““- Avete mai sentito parlare di Sir Henry Merrivale? – Sir Henry Merivale? – Sì. – Ma è un uomo terribile! – esclamò Jenny – E’ grasso e calvo, bestemmia, fa scenate e sbatte la gente fuori dalla finestra. – Forse non è proprio il seduttore che crede di essere – ammise Tom. – Ma sa spiegare i miracoli (N.d. R. : ecco il riferimento al titolo del racconto!)            – Mi ero proprio sbagliata, a proposito del vostro Henry Merrivale! – Sì? domandò Tom. – Sì,sì! Non bestemmia, non fa scenate e non butta la gente fuori dalla finestra. E’ un vero micione. – Ehm! – Il grand’uomo faceva il modesto. – Francamente… – Tom sbirciò il gufo imbalsamato dietro la scrivania – ..non mi sembra il termine più adatto per lui” ….Il “micione” li stava guardando con una malignità che fece drizzare i capelli in testa a Jenny” (pag. 122-137).
” – Io ho una casa, una moglie, due figli e due fannulloni di generi che mantengo da otto anni ( N. d. R. : per chi non l’avesse capito, le spese pazze di cui si è parlato precedentemente probabilmente erano causate dalla situazione familiare). Dunque potreste venire anche voi. – Volete dire.. – esclamò Jenny….Non so proprio come ringraziarvi! – Zitta – le impose il grand’uomo, in tono austero.” (pag. 138)
“Poi ci sono i vostri vestiti – riflettè Merrivale… – Avete un abito molto carino (N.d.R. : Merrivale è sempre rattigno con le belle ragazze!)… – Già i miei vestiti. Me n’ero dimenticata! – Non preoccupatevi – disse Henry Merivale, con una punta di allegria satanica. – Manderò un poliziotto a ritirarli.” (Pag. 138).
- “Senti un po’ ragazza. Voglio parlare con Sam..Oh, sì che posso! Sono il vecchio. Digli solo che l’ho tolto dai guai quella volta che era con sedici fanciulle nude ed è arrivata la polizia. Sì, sì, il vecchio…- Sei tu, Sam? Come stai?…Quanti “vent” ci sono sulla piazza, attualmente? … Tom alzò gli occhi al ventilatore che ronzava sopra la sua testa, poi lui e Jenny si guardarono sbalorditi. – Solo tre? Ne sei sicuro?….Per l’ultima volta – il tono di Tom era disperato – volete dirmi che cosa c’entrano i ventilatori? Merrivale calò ancor di più sugli occhi la falda del cappello. – E chi ha parlato di ventilatori? – tuonò. Io no..! Io ho detto vent… che in gergo tratrale significa ventriloquo” (pagg. 144-145).
“- Che vecchio ottuso, cacciatelo a testa in giù in una pattumiera”. Poi capiscono quello che avevo in mente e allora urlano: “Tiratelo e fuori e ripulitelo!; noi non ci saremmo mai arrivati!”. Per forza che non ci sarebbero mai arrivati, i merli che stanno aguardare le stelle!” (Pag. 148).
“Lamoreux mandò Henry Merrivale su tutte le furie chiamandolo “papà”…. – D’accordo, papà. Siete voi il capo.Ma siete sicuro di conoscere abbastanza la storia di questo edificio da potercela illustrare? – Io? – Henri Merrivale si offese. – Il palazzo di Hampton Court – muggì – iniziato dal cardinale Wolsey nell’anno 1515… – Papà, buono! – Sono o non solo la guida? – domandò altezzoso Henri Merrivale” (Pag. 151).
“Sir Henry Merrivale, di umore più esasperante del solito, sedeva su una carriola rovesciata (N.d. R. : qui addirittura abbiamo una figura retorica: un ossimoro= unione paradossale di due rtermini antitetici. Notare come per una delle poche volte nel brano Hernry Merrivale viene indicato dal titolo nobiliare Sir. La cosa viene inventata da Carr proprio per raggiungere un risultato che opponga la nobiltà allo stare seduto su una carriola, cioè una cosa ridicola)…..Dal passaggio a volta che portava al secondo cortile un “Pssst! ” li chiamò, facendo balzare dalla carriola Sir Henry Merrivale” (Pagg. 147-150)
Inoltre, anche qui, c’è la tendenza di Carr a sfoggiare conoscenze, date, nomi e riferimenti storici:” – Alla nostra destra, abbiamo i famosi giardini di Hampton Court, quanrantacinque acri di eleganti spinaci, coltivazione iniziata da re Guglielmo terzo e portata a termine nel 1734. – Per l’amor di Dio, state attento. Guglielmo terzo è morto nel 1702. Henry merrivale fece un mezzo giro sui se stesso, coi pugni dui fianchi. – E credete che non lo sappia? Ho forse detto che fu quel vecchio seccatore a portarli atermine? Ho detto che iniziò la coltivazione, giovanotto, e se non chiudete la bocca e non la smettete di interrompermi, io vi… – Papà! Da bravo, parlate piano! All’anima, vi si sente fino a Thames Ditton! “  (pag. 152).
Insomma, un bellissimo racconto.

Pietro De Palma


     

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