martedì 11 ottobre 2016

Israel Zangwill : Il grande mistero di Bow (The Big Bow Mystery, 1892) – Traduz. Leda Armstrong – I Classici del Giallo Mondadori, N.606 del 17 aprile 1990– 1^ ediz. – Pagg.171


Cominciamo col dire che Bow è un quartiere londinese, e che la vicenda ha luogo nella Londra dell’ultimo decennio del XIX secolo, pervasa da turbolenze economiche e sociali, in cui le guerre coloniali si mischiano alle rivendicazioni degli strati sociali più emarginati, la Londra di Jack the Ripper, e quella di Sherlock Holmes. In quest’ambiente esplosivo, eppure così ricco di fermenti, Israel Zangwill, che fu un esponente di primo piano della comunità ebraica londinese, autore di teatro e politico attivo nella causa Sionista, esponente in vista della società londinese di fine ottocento, ambientò la trama di quello che poi è diventato il suo scritto più famoso, capace di sfidare il tempo, con la sua trama semplice eppure ingegnosa (seppure la fama l’avesse raggiunta con Children of the Ghetto, 1892).
Oggi, l’espediente utilizzato nella trama di The Big Bow Mystery risulta ovvio, anche troppo, ma, a quel tempo, dovette sembrare rivoluzionario: chi mai, in quell’Inghilterra così vittoriana, avrebbe mai sospettato dell’insospettabile? Riflettiamo su un particolare così ovvio ma che a quel tempo non lo era certamente: se non ci fosse stato questo romanzo, non ci sarebbero stati certamente Il Mistero della camera gialla di Gaston Leroux o anche L’Undicesimo Piccolo Indiano di Jacquemard-Senecal, o infine Il Collezionista di Ossa di Jeffrey Deaver. Ma non ci sarebbe neanche stato Un fischio al Diavolo, di Derek Smith, di cui parleremo in futuro. Non per la trama ma per il soggetto che ne è principe, l’assassino. In questo, Zangwill fu il primo ad innovare il romanzo giallo, in un tempo lontanissimo, più di un secolo fa; prima ancora della Christie, autrice di L’assassinio di Roger Ackroyd. Eppure, per uno strano scherzo del destino, la Christie è stata ricordata nel celebre trattato di Cvetan Todorov Introduction à la littérature fantastique , mentre Zangwill no.
Se è vero che, a parte The Adventure of the Speckled Banddi Conan Doyle, prima c’erano stati Uncle Silas di Joseph Le Fanu e poi The Murders in the Rue Morgue di Poe, lo scritto di Zangwill, si impose davanti agli altri sia perché era un vero e proprio romanzo e sia perchè proponeva una soluzione che poi fece talmente scuola, che John Dickson Carr non la considerò poi nemmeno più tra le varie soluzioni originali, degne di essere segnalate: “Questo trucco è stato inventato da Israel Zangwill e da allora è stato usato in un’infinità di varianti. È stato fatto, di solito pugnalando, su una nave, in una casa diroccata, in una serra, in una soffitta, e perfino all’aria aperta..(J.D.Carr, The Hollow Man, “Le tre bare”). Inoltre questo libro voleva non solo essere uno spaccato della vita londinese in cui si svolgeva un omicidio, ma anche rivelare certi meccanismi in uso al tempo, per esempio l’importanza non indifferente già in quell’epoca, dei giornali, nell’opera di influenza sull’opinione pubblica. E il sussulto della carta stampata, in questo caso ha una grande importanza perché crea intorno all’omicidio una vasta eco, un’agitazione popolare, un’aspettativa che non potrà essere ignorata.
Il fatto è semplice ma ingegnoso: Arthur Constant, un signorino che ha sposato la causa dei proletari, ha raccomandato alla sua padrona di casa, che vuol essere svegliato alle 6,15 del mattino, tre quarti d’ora prima delle 7, ora in cui deve fare colazione, perché deve poi recarsi a parlare ad una riunione di ferrotranvieri. Constant è stato raccomandato come inquilino dal sindacalista Tom Mortlake, che quel mattino è dovuto partire alle ore 4. La Sig.ra Drabdump calcola male il tempo e invece di accendere il fuoco alle 6,15 lo accende una mezzora dopo; fatto sta che né prima né dopo Constant risponde alla sua affittacamere che sollecita è andata a svegliarlo, tant’è vero che lei pensa che voglia riposarsi ancora. Più tardi comunque comincia a preoccuparsi, perché stranamente Constant, che le si era raccomandato perché lo svegliasse per tempo, non risponde alle sue sollecitazioni; e si rivolge ad  un ex poliziotto abitante lì vicino, un investigatore famoso in pensione, George Grodman, perché la aiuti.
Quegli forza la porta, chiusa dall’interno, e penetra nella stanza con finestre anch’esse chiuse dall’interno, scoprendo che Constant che essi credevano profondamente addormentato, in realtà è stato sgozzato.
A questo punto esplode il caso: Constant non era il tipo da suicidarsi, e inoltre il coltello o il rasoio con il quale avrebbe dovuto tagliarsi la gola non è stato trovato. Conseguenza diretta, per quanto assurda, è la formalizzazione dell’omicidio perpetrato da..non si sa.
Inizialmente accusato dell’omicidio è proprio Tom Mortlake, un sindacalista che il più delle volte aveva sferzato la società borghese e ostacolato la polizia, accusato da essa di esserne rimasto coinvolto, in virtù della partenza, per alcuni sospetta, nella primissima mattina dell’omicidio. L’arresto del sindacalista, rimbalzato ed ampliato sulle pagine dei giornali, ha una vasta eco nell’opinione pubblica che si chiede meravigliata come mai un personaggio così noto e che così tante volte ha denunciato i mali della società, abbia potuto, proprio lui, spargere del sangue. Ma poi, l’accusa cade, e così Mortlake, a sua volta, vien visto come un eroe, e rilascia interviste a destra e a manca..
Fatto sta che presto l’omicidio di Constant diviene “Il Grande Mistero di Bow”, e non passa giorno che qualche tesi diversa possa avere l’onore della prima pagina, per spiegare il caso; tutto inutile. Non si trova una via d’uscita. Tuttavia, colui che coordina le indagini, e che già sognava titoloni da prima pagina ed edizioni speciali a lui dedicate, l’Ispettore Capo Edward Wimp, pensa di aver capito chi possa essere l’omicida: ma..ovviamente non può essere che Mortlake! E si è anche fatto un quadro generale che possa spiegare la situazione impossibile (un omicidio in una stanza in cui porta e finestre erano sprangate e chiuse dall’interno). E in virtù di questa spiegazione, nel corso delle indagini che lo hanno visto suo malgrado protagonista, Tom Mortlake viene accusato di aver ucciso Constant sulla base di un desiderio di vendetta scaturito dal fatto di esser stato abbandonato dalla sua fidanzata Jessie Dymond, cosa in cui lo stesso Constant si dice abbia avuto una parte attiva.
Per spiegare la dinamica dell’omicidio, Wimp ha suggerito all’accusa come la cosa sia potuta essere piuttosto semplice: Mortlake, precedentemente aveva lamentato di aver perso la chiave della serratura della stanza in cui abitava, e che poi era stata affittata a Constant. Secondo l’accusa in realtà avrebbe mantenuto una propria chiave di quell’appartamento, cosicché dopo aver reciso la gola di Constant non gli sarebbe bastato altro che lasciare la chiave nella serratura all’interno della porta e poi chiudere tranquillamente la porta dall’esterno, e andar via.
Sulla base di queste risultanze e del fatto anche che Jessie Dymond non si trova in nessun  posto, e quindi si pensa sia stata uccisa, Tom Mortlake viene condannato a morte, mediante impiccagione.
Nonostante il suo avversario, ossia Wimp, ritenga di aver vinto la sua battaglia, Grodman fa di tutto perché Mortlake possa essere scarcerato: guida interrogazioni, si pone alla testa di comitati cittadini, e anche preme sull’opinione pubblica perché le accuse formalizzate contro Mortlake cadano ed egli venga liberato. Ma invano.

E già si aspetta che giunga l’ora dell’impiccagione che..accade un fatto che nessuno si aspettava: l’assassino, il vero assassino, si costituisce alle autorità e rende piena confessione e spiega le dinamiche dei fatti, ponendo le basi dell’immediata liberazione del sindacalista. E non viene neanche arrestato con la stessa accusa, perché nel frattempo si spara, uccidendosi.
Chi sia stato l’assassino e come avesse potuto compiere l’omicidio e lasciare una porta sbarrata dall’interno, non lo dico certamente: è un piacere che lascio a chi avrà la bontà di leggere il romanzo.
Osservo solo, al di là di quanto detto nella premessa, che il valore della proposta editoriale, sta anche in una sua pretesa etica, che al tempo in cui venne scritto il romanzo, era parte del codice d’onore della società borghese e vittoriana di tardo ottocento: oggi, un assassino che si comportasse nello stesso modo, cioè che sentisse la necessità etica di evitare che un innocente potesse essere ucciso al suo posto, pur avendo egli ucciso, verrebbe tacciato oltre che di omicidio, anche di pazzia. A quel tempo, era altra cosa.
Un altro tempo, un’altra storia, un altro modo di comportarsi, di cui il romanzo fornisce una testimonianza vivida e appassionante.
Insomma, un romanzo, che pur nelle limitazioni di plot, riesce ancor oggi a piacere, a distanza di più di un secolo dalla sua pubblicazione.

Pietro De Palma

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