Nel
panorama contemporaneo degli scrittori di romanzi gialli, specializzati
nel genere classico, Peter Lovesey ha un posto di rilievo. Nato a
Whitton, nel 1936, Lovesey ha passato varie vicissitudini: nel 1944 la
sua casa fu distrutta durante un bombardamento tedesco; aveva la
passione dello sport e si dilettò in atletica, ma ben presto capì che
non era la sua strada; frequentò l’Università dove conobbe la sua
attuale moglie; si dedicò all’insegnamento ma poi vi preferì la carriera
di scrittore a tempo pieno. Vive vicino Chichester. Ha firmato col suo
vero nominativo tutti i suoi romanzi tranne tre, firmati invece con
quello di Petert Lear. Anche suo figlio Phil scrive romanzi polizieschi.
Le sue serie sono incentrate su personaggi come il
sergente Cribb, l’agente Thackeray, Bertie (ossia Alberto, principe di
Galles) e Peter Diamond. I suoi romanzi hanno meritato molti premi: nel
1976 con Swing, Swing Together ha vinto il Grand Prix de Littérature Policière; nel 1978 ha vinto il premio Silver Dagger Award con il romanzo Waxwork (bissato nel 1995 con The Summon, e nel 1996 con Bloodhounds); quattro anni dopo ha conquistato l’ambito Gold Dagger Award con il romanzo The False Inspector Dew. Ha vinto anche il Prix du Roman d’Aventures con il romanzo A Case of Spirits, il Premio Macavity con Bloodhounds (bissato nel 2004 con The house sitter) e con lo stesso romanzo anche il Premio Barry. Ha vinto anche il Premio Cartier Diamond Dagger nel 2004, e il Premio Agatha alla carriera del 2008. Nel 1988, il suo Rough Cider è stato selezionato nella cinquina finale dell’ MWA Edgar Award., cosa ripetutasi nel 1996 con The Summons.
Bloodhounds, tradotto e pubblicato in Italia come “Il Signore dell’Enigma”, è dedicato a John Dickson Carr.
Un gruppo di affezionati lettori di gialli,
noti come i Segugi, si riuniscono in una cappella sotterranea della
Chiesa dei SS. Michele e Paolo, a Bath. Sono: Milo Motion, Hilda
Childmark, Jessica Shaw, Polly Wycherley, Rupert Darby, Sid Towers. A
questi, un giorno si unisce anche Shirley-Ann Miller. Ella
si fa subito conoscere per la sua versatilità di conoscenze nel genere e
per la sua amabilità. I Segugi sono versati soprattutto al Mystery,
mentre in qualche modo aborriscono il resto. Al loro interno,
Shirley-Ann riconosce delle dinamiche non certo idilliache, che le fa
ben capire come, al di là delle conoscenze simili, gli affiliati al
gruppo non siano tutti uniti da sentimenti di salda amicizia: già lo
vede quando un giorno Rupert porta il suo cane dabbasso, provocando le
ire di alcuni, e soprattutto di Hilda Chilmark, una vecchia erede di
famiglia illustre ma caduta in rovina, che però, non memore di ciò,
tratta gli altri come fossero una spanna sotto di sé. L’atteggiamento di
rifiuto nei confronti di Rupert e del suo cane, si accentua in altra
occasione, durante la quale sia Sid Towers che Milo Motion (entrambi
patiti di Carr) avrebbero dovuto portare con sé una copia di The Hollow Man,
per discuterne nel gruppo, leggendo anche la Conferenza del dottor
Fell: in questa occasione, proprio la signora Chilmark ha un attacco di
iperventilazione, da cui rinviene per intervento di Jessica Show che
dopo aver rimediato un sacchetto di carta, dove Motion teneva la sua
copia del Carr, la fornisce alla Chilmark perché questa possa
ripristinare la corretta respirazione. Fatto sta che l’incidente
fornisce l’occasione di introdurre dentro la copia del romanzo di Carr,
di proprietà di Syd Tower, un rarissimo francobollo nero da 1 penny,
rubato qualche giorno prima da un museo cittadino, furto che era stato
preventivamente annunciato da un messaggio, in forma di quartina, e che
aveva allertato la polizia cittadina: lo stesso Peter Diamond,
sovrintendente della polizia di Bath, e capo della sezione omicidi,
aveva dovuto fornire all’ispettore Wigfull, incaricato di approntare il
piano per catturare i ladri e poi, dopo il furto, di recuperare il
francobollo trafugato, alcuni suoi uomini, tra cui l’ispettrice Julia
Hargreves, suo braccio destro.
Nel momento in cui il francobollo riappare,
nel corso della riunione dei Segugi, e dopo l’attacco di
iperventilazione di Hilda Chilmark, si insinua il sospetto (anche nel
lettore) che uno dei Segugi possa essere stato il ladro del francobollo.
Syd, dopo un confronto con gli altri Segugi,
decide di andare al Posto di Polizia, e denunciare il ritrovamento, nel
suo libro, che giura di non aver mai lasciato dal momento in cui l’ha
preso a bordo della sua barca, dove vive. Fatto sta che Syd, dopo aver
denunciato la cosa in più interrogatori, ed esser riuscito a dimostrare
la sua estraneità al furto del penny, ritorna alla barca di sua
proprietà, in compagnia di John Wigfull, e, dopo aver aperto il
lucchetto con cui tiene chiusa la cabina, vi trova morto stecchito Milo
Motion: il lucchetto è di tipo speciale, tedesco, con due sole chiavi
che possano aprirlo, di cui una è caduta nello specchio d’acqua dove è
ancorata la barca più di un anno prima; la cabina non ha altre aperture,
se non un’altra porta che è però sprangata dal di dentro da numerosi
catenacci; Syd giura che la sola chiave che possa aprire il lucchetto è
stata sempre nelle sue mani, e nello stesso tempo si professa innocente.
Il prosieguo delle indagini dimostrerà che non è lui l’assassino. Come
ha fatto Milo Motion a entrare nella cabina e perché? Come ha fatto
qualcuno a ucciderlo e riuscire non solo ad aprire un lucchetto che Syd
giura di aver chiuso, ma anche a chiuderlo, stante l’impossibilità
materiale che quel lucchetto possa avere altra chiave per aprirlo? E
soprattutto, perché è stato ucciso?
La cosa più incredibile è che l’omicidio
impossibile sembra essere stato preventivamente annunciato da un’altra
quartina, di cui il significato prima incomprensibile viene
successivamente messo in relazione proprio al romanzo di Carr. E’ chiaro
a questo punto che, se prima qualcuno aveva avanzato l’ipotesi che il
ladro sarebbe potuto essere uno dei Segugi, ora deve esserci tra gli
stessi anche un omicida, salvo poi che lo stesso ladro non si sia
macchiato anche di omicidio.
Varie ipotesi si faranno strada sull’identità
del ladro, anche in grado di spiegare l’omicidio, ma alla risoluzione
si arriverà solo alla fine del romanzo, dopo che ben due ipotesi circa
la soluzione della Camera Chiusa si saranno fatte ammirare (la seconda,
quella di Diamond, distruggerà la prima di Wigfull, dopo il
ritrovamento, da parte dei sommozzatori della polizia, della prima
chiave del lucchetto) per genialità ed estrosità, dopo che un secondo
omicidio avrà gettato altra sabbia negli occhi degli inquirenti (verrà
ucciso Rupert Darby, personaggio scomodo ed inviso ai più, che qualcuno
aveva supposto esser stato l’accusatore di Jessica, all’apertura di una
mostra pittorica presso la Galleria di cui lei era proprietaria, per la
morte di Milo, e l’autore di un “Je t’accuse” scritto con la vernice
bianca su una delle vetrine della galleria); e dopo che qualcuno avrà
cominciato a sospettare anche un ricatto al danno di altra appartenente
dei Segugi, per una gravidanza scomoda e la nascita di un figlio
segreto, sempre gravitante nel gruppo dei Segugi.
Il romanzo non ha neppure un finale scontato,
perché ben due finali si susseguiranno serrati: il primo, con due
colpevoli quasi sicuri ma troppo annunciati, ed un altro, quello
definitivo, con un colpevole per nulla scontato, non lontano dall’azione
e nello stesso tempo mai tenuto presente nelle indagini, e riportato
sotto le luci dei riflettori, solo dopo la riflessione finale di
Diamond.
Romanzo bellissimo e spettacolare, presenta
un’incredibile varietà di personaggi ( e quindi di moventi), pur
all’interno di una struttura narrativa, già consolidata e affrontata in
altri romanzi da altri scrittori: infatti l’associazione cosiddetta di
Segugi, formata da lettori e appassionati cultori di gialli, è solo
l’ultima in ordine di tempo, tra le tante che l’hanno preceduta: basterà
ricordare quella dei Vedovi Neri di Asimov, o quella dei Sette Solutori
di Sladek in Invisibile Green, o ancora i tre amici appassionati di gialli, che si affronteranno in Gammal Ost
di Ulf Durling. Tuttavia è il caso di ricordare che Lovesey, introduce
nel romanzo anche una vena decisamente umoristica, e ironica (basterà
ricordare che i Segugi son fatti incontrare in una cappella sotterranea
di una chiesa, neanche fossero gli adepti di una setta, nel cui ambito
si scontrano rivalità, odii, e vengono perpetrati furti, ricatti e
omicidi: una setta satanica, quasi): è come se lo stesso autore
ironizzasse su chi il mystery lo prende terribilmente sul serio.
Lovesey però imprime in questo romanzo, un
suo marchio riconoscibilissimo: l’omaggio a John Dickson Carr, ricordato
dall’inizio alla fine, attraverso accenni, citazioni e conferenze, che
hanno come riferimento, il romanzo più ricordato di quello: The Hollow Man,
Le tre bare. Questo omaggio non è però solo formale ma anche
sostanziale in quanto viene elaborato un doppio enigma da Camera Chiusa:
un assassinio in una cabina di una barca, ermeticamente chiusa
dall’esterno per mezzo di un lucchetto a prova di ladro, e dall’interno
da un’altra porta chiusa per mezzo di un catenaccio; l’apparizione di un
francobollo rarissimo, rubato da un museo, in un libro che il
possessore giura di non aver mai depositato altrove (e non è lui
l’assassino!).
A questo si aggiunge la vena leggera di cui è
impregnato il romanzo, l’humour sempre presente, la ridda dei sospetti,
le piste vere e false, le invenzioni scoppiettanti che non sono mai
definitive ma lasciano sempre una seconda possibilità al ragionamento.
Diversamente da altri autori che tengono alto
il ritmo con trovate affini all’action, Lovesey riesce ad attrarre
l’attenzione del lettore (che non scema mai fino alla fine) solo con le
ripetute trovate. Anzi, il fatto che a venti pagine dalla fine, Lovesey
faccia intravedere un possibile sospettabile, non è per me da mettere in
relazione con la tendenza di alcuni scrittori di vecchia scuola di
utilizzare le ultime pagine, come una sorta di riepilogo che spieghi i
fatti precedenti, quanto con il fatto che l’autore stia lanciando
un’altra falsa esca, sì che la verità ultima sia ricercata altrove: è il
vecchio presupposto di Agatha Christie, in base al quale perché il
quadro della situazione possa dirsi risolto in tutto, è necessario che
tutte le tessere del mosaico vadano a posto, non forzando in alcun modo
il loro inserimento.
L’unica cosa che lascia qua e là interdetti è
la spiegazione nascosta di un determinato evento, non comunicata al
lettore immediatamente e invece rivelata solo in un secondo momento (gli
spruzzi della vernice bianca non solo sul basco di Rupert ma anche sul
mantello del pelo del suo cane, che non era stato da lui portato al
vernissage della mostra di pittura), anche se si capisce subito la sua
portata: tiene alta l’attenzione del lettore spettatore sull’ipostesi
contestuale, finchè non viene rivelato il particolare nascosto, che
porta ad una soluzione diametralmente diversa, anche se non definitiva
per quanto attiene la scoperta dell’assassino.
L’attenzione di Lovesey sulle personalità
degli attori del dramma, per di più, non è per nulla relativa: lo
dimostra l’influenza che tutti i personaggi hanno nello svolgimento
dell’azione narrativa: persino quella che sembrerebbe essere l’unica
persona a non poter essere inserita nel gruppo dei sospettabili, perché
l’unica ad essere entrata a far parte del gruppo dei Segugi, avrà una
parte importantissima seppure indiretta, ed entrerà di prepotenza nella
soluzione finale,a nche se non personalmente.
Così nel romanzo, l’andamento dell’azione vedrà l’inizio coincidente nella fine e viceversa.
Pietro De Palma
Notizie più dettagliate sull’autore, nel suo sito:
http://peterlovesey.com/about
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