martedì 11 luglio 2017

Pierre Boileau-Thomas Narcejac : Sans Atout e l'aggressore invisibile (L'Aggresseur invisible,1984) - trad. Gilda Piersanti - Il Giallo per ragazzi, Mondadori, 1990


Seconda puntata sulla serie per ragazzi di Boileau-Narcejac, che poi tanto per ragazzi non mi sembra, semmai fu il tentativo di cavalcare quell'onda degli anni ottanta in cui c'era una scoperta delle letteratura "juvenile" come la chiamano in America.
Questo, rispetto a quello che ho analizzato qualcvhe giorno fa, è ancora più da adulti, presentando un plot di tutto rispetto, con due vittime, e colpi di scena a volontà. Dei romanzi scritti, mi pare forse il migliore, ed è legato persino per una certa cosa, ad un romanzo di molti anni prima di Pierre Boileau, pur differenziandosi nella trama, resa più accattivante dalal partecipazione di Narcejac, ritengo.
Questa volta Sans Atout, a causa della sua bronchite, avendo il suo medico detto ai suoi genitori che abbisogna di un periodo di riposo e di ossigenazione, sta accompagnando il padre all'Isola di Oleron, sull'Oceano Atlantico, al Castello di Bugeay (il posto è reale, il castello no. almeno un castello che si chiami così). In sostanza Raoul Chalmont, il figlio di Roland Chalmont, proprietario di quel castello, ex compagno di studi dell'Avvocato Robion, padre di François (Sans Atout), vi si è rivolto perchè risolva un mistero: il nonno di Raoul è stato assassinato misteriosamente un anno prima, e da allora girano voci su un apparizione nelle sale del castello, cosa che sta mandando alla malora gli affari di Raoul convinto di poter alleggerire le spese di gestione del castello, trasformandolo in un albergo.
Del resto quest'atmosfera sinistra, influenza persino il giovane François, il quale nel mezzo della notte sente come la presenza di qualcuno, ma è troppo spaventato per vedere in giro cosa sia, anzi si raggomitola sotto le coperte, salvo suonare il campanello e far accorrere il maggiordomo, il vecchio Simon, il quale dopo aver bussato, rassicura il giovane sull'infondatezza delle voci e delle dicerie.
Il padre, ha cominciato ad investigare e si è rivolto al commissario che ha gestito la cosa all'epoca dell'assassinio, non riuscendo però a trovare significativi indizi: il vecchio è stato assassinato ma in condizioni impossibili: qualcuno lo ha ucciso sfondandogli il cranio, ma l'oggetto non è stato trovato. E neanche l'assassino, visto che nel brevissimo intervallo di tempo tra il grido e la scoperta dell'assassinio, nessuno è stato visto scappare, e del resto le tre vie erano presidiate: Simon al piano superiore, Raoul a quello inferiore assieme ad un cugino del padre, Georges Durban, Roland passeggiava nel parco. E cosa ancora più pazzesca, l'unica via possibile sarebbe stata quella del parco, perchè la finestra è stata trovata aperta: ma se qualcuno fosse salito arrampicandosi sull'edera che è abbarbicata al muro, e poi sceso per la stessa strada, sarebbero state trovate tracce, foglie strappate, danni al fusto, impronte. Ed invece...nulla.
L'avvocato Robion comincia a sospettare che sia uno dei presenti in quel momento: ma come avrebbe fatto? Del resto dalle testimonianze non emerge nulla di interessante: Simon è stato quello che ha scoperto la vittima, ed è sempre stato molto devoto al vecchio, avendolo quello cresciuto in quanto il ragazzo era in sostanza un trovatello; Raoul era al piano di sotto in compagnia del cugino, Roland era nel parco: Roland è quello che al tempo aveva pessimi rapporti col padre, per via della gestione del castello: il vecchio voleva vendere il castello ad un compraore esterno, ma Roland vi si opponeva. Dopo la morte del vecchio, Roland si è rinchiuso in se stesso, sta ore ed ore chiuso nella sua ala, a forgiare soldatini e ricostruire le fasi della battaglia di Verdun, con precisione e cura maniacale, rifiutando di vedere anima viva, come se fosse roso dal rimorso, o comunque dal dolore per la perdita del padre, al quale era molto attaccato.
Al castello padre e figlio hanno trovato pochi villeggianti: una coppia e Alfred Nourey, un riccone. E' lui colui al quale il padre stava per vendere il castello? E' lui a diffondere storie sulla presunta infestazione del castello.
Se tuttavia Simon fa di tutto per ridimensionarle, qualcosa in effetti accade: l'auto della coppia di villeggianti viene ritrovata piena di letame, cosa che non si riesce a capire da dove venga, non essendoci nessuno nei paraggi che ne abbia in quantità; inoltre Sans Atout, rinviene per caso nella sua valigia, volendo prendere un paio di calzini, un piccola croce, con un elmo attaccato, una croce con due lettere incise S A, che prima non c'era. Ha saputo da Nourey che anche lui ha trovato dei sassolini che prima non c'erano nella sua stanza, e i sassolini sono il primo indizio di un Poltergeist.
Sans Atout si rivolge a Simon che gli presta ascolto, anzi lo introduce nelle stanze del vecchio Roland, e in un cassetto trovano centinaia di quelle croci.
Sans Atout non sa che pesci pigliare: sospetta di tutti. Sospetterebbe anche di Simon , che poi cosa c'entrerebbe col resto? Ma sospetta innanzitutto di Roland e di Raoul. Anche di Durban , ma soprattutto di Nourey, il cui gioco non sta capendo. Ovviamente il più sospettabile è Roland, perchè ammesso che fosse effettivamente nel parco, avrebbe dovuto vedere l'assassino che invece non ha visto. Eppure ad un certo punto anche Roland viene trovato morto, ucciso da un colpo di pistola, ma la pistola non si trova, quindi non è suicidio ma omicidio. Eppure anche in questo caso nessuno avrebbe potuto farlo, perchè apparentemente gli altri presenti nel castello erano altrove: la vittima è stata trovata nel museo, con le sue centinaia di piccole croci sparse attorno, vestito, come se aspettasse qualcuno. Qualcuno deve essere venuto dall'esterno, ma mancano le prove che ciò sia avvenuto.
L'Avvocato Robion scoprirà l'astuto colpevole, con l'aiuto del figlio, dopo aver saputo dell'avventura del figlio e della presenza di qualcuno nella sua stanza, poi fuggito prima dell'arrivo di Simon.
Il romanzo è scritto meravigliosamente, tenendo presente che è rivolto precipuamente ad un pubblico adolescenziale: quindi castelli e fantasmi. Ma emerge anche forse il tentativo di raccogliere altri lettori, perchè la trama ricca di colpi di scena, è contorta e "nera" quanto basta: vi sono due vittime, morte in situazioni impossibili. Ed un'atmosfera palpabile, densa. I sospettati ci sono, ma i moventi no. E' proprio la mancanza di moventi in sostanza a spingere il padre di François a cercare una soluzione alternativa che spieghi e ricostruisca le due morti. In sostanza la prima è stata un assassinio non premeditato, se vogliamo l'aggravamento di un'aggressione precedente; la seconda è stata un suicidio, ma resa omicidio dalla sparizione dell'arma. Perchè l'assassino abbia voluto simulare un altro assassinio, è il tentativo di ampliare le voci di un'infestazione sovrannaturale.
Anche qui, anche in questa mancanza di moventi e quindi nell'impossibilità di sondare psicologicamente le personalità dei vari attori del dramma, si attua quella che è la caratteristica del romanzo francese ad enigma: proporre un problema insolubile, risolto il quale l'assassino non può che essere una determinata persona. In sostanza il Mystery francese è l'opposto di quello anglosassone: lì il mistero si risolve, solo inquadrando l'omicida e analizzando i moventi e gli alibi; qui si scopre l'assassino, risolvendo prima il puzzle. E' un po' una sorta di rivincita sciovinista contro gli amici-nemici "cugini" inglesi: non era stato forse Maurice Leblanc il primo a ridicolizzare il metodo deduttivo anglosassone, opponendo a Sherlock Holmes il suo Arsene Lupin, in Arsene Lupin contro Herlock Sholmes?
Il romanzo ha ancora altre attrattive, prima fra tutte quelle di riutilizzare una idea geniale già maturata molti anni prima in un capolavoro di Pierre Boileau, analizzato già in questo blog: L'assassino invisibile (L’assassin vient les mains vides, 1945):

 http://lamortesaleggere.myblog.it/2015/04/08/pierre-boileau-lassassino-invisibile-lassassin-vient-les-mains-vides-1945-trad-aldo-albani-i-grandi-gialli-pagotto-n15-anno-iii-milano-1951/

non solo riutilizza una stessa idea, ma anche personaggi presenti in quel romanzo di trent'anni prima: Simon, il maggiordomo devotissimo al padrone in L'Invisible aggresseur che accorre all'omicidio del vecchio in pantofole e vestaglia, fa da pendant con il Simon in L’assassin vient les mains vides, devotissimo alla vecchia zia brutalmente assassinata, perchè da loro allevati quando erano in tenera età. Tutto il resto cambia. E devo dire anche in meglio, visto che qui l'atmosfera è maggiormente densa di quel romanzo precedente.
Inoltre un'altro motivo di interesse è dato dalla strana forma di racconto: in sostanza, il romanzo è scritto in forma di diario, nella forma colloquiale di una seie di lettere che François scrive al suo amico Pierre, per alleviare la solitudine, parlandogli in tempo reale di quello che sta facendo, delle cose che gli accadono, e infine della soluzione del padre
L'escamotage stilistico non è male, perchè in certo qual modo assicura una certa tensione nello svolgimento della storia. Ed è anche la prima volta che un romanzo epistolare non mi annoi, dopo che anni fa, cercai, nelle mie estati di ventenne appassionato di letture romantiche, di leggere l'Oberman di Etienne Pivert de Sénancour, non riuscendolo a finire.
L'assassino non è casuale, ma è il meno probabile, anche se il suo movente visto da una certa ottica, è il più forte di tutti. In più il romanzo, è molto classico in quanto l'assassino non cala dal cielo ma è sempre presente nella storia, ed un certo suo comportamento agli inizi dell'indagine del padre indirizzerà alla soluzione finale: in questo, la componente psicologica fa il suo capolino. L'investigatore capendo come l'assassino si sia comportato in altra circostanza , lo inchioda sulla sua caratteristica principe: la mimesi, che gli ha consentito di farla franca un anno prima, e che gli consentirebbe di rifarla franca, se l'avvocato Robion non lo inchiodasse scoprendo la sua capacità camaleontica di mimetizzarsi, e di cambiare personalità e modi di fare all'occorrenza.
Siccome il romanzo prende molto dal primo ed in sostanza utilizza l'escamotage narrativo del romanzo di trant'anni prima, ed essendo questo molto difficile a trovarsi, ritengo che sarebbe per il lettore italiano il caso di verificare se vi sia la possibilità di reperire questo romanzo con Sans Atout, in quanto trattasi ancora di un eccellente romanzo.
Me ne aveva già anticipata la qualità due anni fa, il noto critico ed editore amerciano John Pugmire, un mio buon conoscente, il quale dopo aver letto il mio articolo in inglese (traduzione di quello già in italiano) sul mio blog in lingua inglese, su L’assassin vient les mains vides, mi aveva scritto:
Dear Pietro,
                    I thought there was something familiar about your description, so I looked up my copy of l'Invisible Aggresseur by Boileau-Narcejac, and it's the same story.
l'Assassin Vient les Mains Vides was Boileau's earlier version which was never published in book form. Your analysis nevertheless applies and is very good, as usual.

Un motivo in più per cercarlo, mi pare.

Pietro De Palma

lunedì 3 luglio 2017

Pierre Boileau - Thomas Narcejac : Sans Atout e l'uomo con la daga (Sans Atout contre l’homme à la dague, 1971) - trad. Gilda Piersanti - Il Giallo per ragazzi, N.10, Mondadori, 1990





Taluni sapranno di quell’eccezionale infornata di romanzi per ragazzi, Il Giallo dei ragazzi, che negli anni ’70 e ‘80 , Mondadori pubblicò : erano in sostanza volumi di Nancy Drew (romanzi degli anni ’30 firmati Carolyn Keene, pseudonimo sotto il quale si celavano vari autori, primo fra ttutti Mildred Benson, autrice di 23 dei 30 volumi), Hardy Boys ( creati da Edward Stratemayer) e I 3 Investigatori (romanzi degli anni ’60, scritti da Robert Arthur). Ma pochi sanno che, negli anni 90, Mondadori ritentò la formula vincente (Le tre serie si erano tradotte in un grande successo commerciale) presentando le opere destinate ad un pubblico adolescenziale di Pierre Boileau e Thomas Narcejac, in una nuova serie, assolutamente ignorata sia su Wikipedia sia su Blog dedicati a tali romanzi per ragazzi.
Erano romanzi  aventi come protagonista quel Sans Atout cui Pierre Boileau già nel 1949 aveva dedicato un suo romanzo : Sans Atout en danger, tradotto da Pagotto come « L’ultimo proiettile ».
La serie comprendeva :

 1990 - Sans Atout e il cavallo fantasma Giallo ragazzi Mondadori n°9
 1990 - Sans Atout e l'uomo con la daga Giallo ragazzi Mondadori n°10
 1990 - Sans Atout e le pistole rubate Giallo ragazzi Mondadori n°11
 1990 - Sans Atout in bocca al lupo Giallo ragazzi Mondadori n°12
 1990 - Sans Atout e l'aggressore invisibile Giallo ragazzi Mondadori n°13
 1990 - Sans Atout e una strana scomparsa Giallo ragazzi Mondadori n°14
 1990 - Sans Atout e il cadavere misterioso Giallo ragazzi Mondadori n°15

Ma non esauriva tutti i titoli, giacchè nel 1993, in una nuova serie chiamata Giallo Junior, Mondadori ripubblicava in unico volume due avventure di Sans Atout, Sans Atout e il cavallo fantasma e Sans Atout e l'uomo con la daga, pubblicate precedentemente nell’altra serie, ma aggiungeva  anche una delle due opere senza personaggio fisso, La Canzone della paura (La Mélodie de la Peur).
In realtà la serie completa dei due romanzieri francesi comprendeva anche un ottavo romanzo, rimasto inedito in Italia, perché pubblicato in Francia  allorquando la serie italiana dei precedenti romanzi era già in uscita (1990) ? oppure quest’ottavo romanzo non fu pubblicato perché la coppia non era più tale, in quanto Boileau era scomparso da un anno? Non lo. Il romanzo in questione è Sans Atout, la vengeance de la mouche, come si evince dall’elenco dei titoli in francese:

Sans Atout et le cheval fantome, Paris, Rageot, 1971
Sans Atout contre l’homme à la dague, Paris, Rageot, 1971
Les Pistolets de Sans Atout, Paris, Rageot, 1973
Sans Atout dans la gueule du loup, Paris, Rageot, 1984
Sans Atout, l’invisible aggresseur, Paris, Rageot, 1984
Sans Atout, una étrange disparition, Paris, Rageot, 1985
Sans Atout, le cadaver fait le mort, Paris, Rageot, 1987
Sans Atout, la vengeance de la mouche, Paris, Rageot, 1990

Come si vede, l’ordine di uscita della serie Mondadori seguiva esattamente quella originale francese (altro indizio di come nella vecchia Editrice Mondadori si trattavano gli autori, e i lettori)
Oggi parlerò del secondo, Sans Atout contre l’homme à la dague, tradotto in Italia con Sans Atout e l’uomo con la daga
Sans Atout è un giovane quindicenne figlio dell’avvocato Robion.
Si chiama più propriamente François, ma tutti lo chiamano Sans Atout. La ragione è esemplificata in una nota, a margine di pag. 9 dell'edizione italiana: "Il soprannome implica un doppio senso che sembra quasi un controsenso. Se da una parte significa, infatti, senza chance, senza fortuna, dall'altra fa riferimento a una precisa situazione del bridge che si chiama appunto sans tout. Contrariamente al primo significato, il riferimento al bridge indica una circostanza favorevole: il fatto di avere in mano, cioè, le carte vincenti (l'asso e le figure). François nel primo significato è disordinato, e l'ordine, gli dice il suo professore, è il migliore atout della vita. D'altra parte, però, è estremamente intelligente, ed ha quindi in mano le carte vincenti."

Segue il padre presso un tale, il signor Royère, un mercante d’arte che vive in un castello a La Chenaie, che ha richiesto, attraverso l’intervento del suo medico, il dottor Dodin, l’aiuto del padre di Sans Atout. Il motivo? Qualcuno ha lacerato una tela di Julian Fevre, un pittore in ascesa che lui aveva appeso al muro dinanzi ad una famosa tela di Caravaggio, L’uomo con la daga. Il fatto inquietante è che Royère afferma che nessuno si possa essere avvicinato al quadro in oggetto, perché l’unica via per accedervi era nel suo raggio visivo e slui non ha visto nessuno. Per di più chi mai si sarebbe potuto prendere il disturbo di distruggere una tela senza valore quasi mentre dirimpetto ad essa c’è un Caravaggio? Il fatto è che il soggetto caravaggesco, L’uomo con la daga, ha un aspetto inquietante per via degli occhi, dipinti così bene, da insinuare il sospetto che siano vivi. Inoltre ha una storia fatta di disgrazie: chi nel passato ha posseduto questo quadro, è stato vittima di disgrazie o lui direttamente o qualcuno della sua famiglia; anche Royère è uno di questi, avendo perduto da cinque anni, moglie e figlio in uno spaventoso incidente stradale: da allora è sempre in lutto.
Quindi nessuno potrebbe aver lacerato quel quadro, eppure qualcuno è stato: i  domestici? Impossibile: sono fidatissimi. Royère si è fissato che sia stato L’uomo con la daga.
Tuttavia la fissazione ben presto diventa altro quando arriva Robion: infatti è proprio Sans Atout a ritrovare un biglietto in cui si comunica la volontà di andare via: ma chi mai vorrebbe andarsene? La firma? Una daga.
Sicuramente qualche malvivente sta giocando sulla buona fede del conte e sulla sua impressionabilità per portargli via la tela preziosa. E così montano la guardia i due uomini e Sans Atout, ma tuttavia qualcuno, vestito con una cappa ed una daga, fugge portando via il quadro: effrazione non v’è stata, quindi dev’essere stato qualcuno dall’interno.
Ben presto tuttavia a sancire che non vi è nessuna presenza inquietante ma solo un manigoldo, arriva la lettera di riscatto: soldi in cambio della restituzione del quadro. Viene approntata la somma, ma il ragazzo, senza nessuna approvazione da parte di suo padre, sostituisce i soldi con carta da giornale.La conclusione? Il quadro viene recuperato, ma poi il malvivente si vendica e inaspettatamente rapisce proprio Royère, 8uscito sul suo calesse.che ritorna indietro con la giumenta, ingiungendo questa volta di consegnare i soldi e il quadro in cambio della vita del mercante d’arte.
Il giovane, avendo capito come il cavallo avendo ritrovato la strada del ritorno può essere che trovi anche quella dell’andata, vi si affida e arriva nel posto dov’è tenuto prigioniero Royère ma non si avvede di essere stato scoperto e anche lui viene preso prigioniero in un vecchio mulino in disuso.
Coi suoi occhi vede Royère tenuto prigioniero nella stanza più in alto nel mulino ma anche un individuo conciato come l’uomo con la daga che comunica lasciando biglietti, una volta che apre la botola di comunicazione con la stanza.
Ora Sans Atout verrà liberato e sarà proprio lui a portare soldi e quadro all’appuntamento, ma il malvivente non sa che il ragazzo ingegnosamente porterà con sé una cinepresa modificata per riprendere i soggetti nel suo campo visivo, una volta collegatogli un cavetto di nylon. In questo modo inquadrerà anche il malvivente e riuscirà a risolvere il mistero.
Bel romanzo  breve , succulento, facile da leggere (bastano tre ore). La scrittura è quella di Boileau, del Boileau anni quaranta: le varie interiezioni, con cui descrive l’azione del giovane, rimanda ai suoi romanzi anteguerra, e rivela tutto sommato un tipo di scrittura vecchio stampo.
C’è un mistero, in sostanza, che concerne l’apparizione di un malvivente e la sua scomparsa da un corridoio la cui unica via di accesso è sorvegliata dal proprietario di casa. Se è accertato che non vi sia lì nessun tipo di passaggio segreto, ne discende solo una doppia possibilità: o qualcuno è entrato o qualcosa si è materializzata per poi svanire. Eliminata l’impossibilità, ne discende che solo l’alltra ipotesi è quella  giusta. Ma a questo punto discendono altre due ipotesi: o il proprietario di casa si è sbagliato o ha visto male oppure…   Ed è proprio questo oppure, per impossibile che possa essere, condurrà il lettore alla soluzione.
In questo, Boileau si collega ai suoi romanzi precedenti, dove è sempre questo  quid, questo qualcosa che non potrebbe essere tale  in un primo tempo, ma che poi si rivela essere la tessera mancante del puzzle, a tenere unita la storia ed il problema che soggiace: perché tutto sta in piedi se è vera una cosa detta ad un certo punto del romanzo. Nel momento in cui, quella verità si rivela essere una bugia, automaticamente tutto il castello delle supposizioni crolla, e nasce un’altra idea che per quanto assurda possa essere troverà alla fine del romanzo la sua base.
Io francamente, pur non capendo per quale motivo fosse accaduta una tale cosa, ho individuato il responsabile già a metà del romanzo: Boileau non si smentisce mai. Dico Boileau e non Narcejac, perché qui c’è poco di Narcejac e molto di Boileau: Narcejac è presente più che altro nelle scene di azione, che non sono male. La caratteristica dei romanzi di Boileau è sempre quella: non è importante individuare il colpevole di per sé ma piuttosto risolvere la situazione impossibile: una volta che si sia risolta, automaticamente il responsabile è facile individuarlo. O anche può anche essere individuato il responsabile di per sé, ma se non si darà soluzione al quesito impossibile, non si potrà con certezza attribuire la colpa ad un determinato soggetto.
Devo dire che la sottigliezza psicologica che è alla base dell’azione del colpevole è notevole, ed è una caratteristica che una sorta di marchio di fabbrica della coppia: francamente non ci sarei mai arrivato, se non fosse stato spiegato, perché il colpevole ruba il quadro, poi lo restituisce e poi ancora lo rivuole indietro. A questa motivazione psicologica si associa un’altra più irrazionale, che è una conseguenza di una serie di disgrazie.
Bel romanzetto. In quest’estate in cui saremo costretti a leggere cose beh non certo molto stuzzicanti, a meno che non si legga qualcosa di Polillo o qualcosa che non si è letto e si possieda (io ho tantissimo da leggere), anche un romanzo per ragazzi di una grande accoppiata storica, può risollevare un pomeriggio sotto l’ombrellone.

Pietro De Palma